La chiesa, dedicata alla Madonna del Carmine, annessa al Convento dei Padri Cappuccini, è ubicata nella zona, a monte del Centro storico di Cuti, originariamente indicata come Monte Santa Croce. Il convento fu edificato qui nel XVII sec. dopo che il primo convento, di località Cappuccini Vecchi, fu distrutto dal terremoto del 1638. Il giardino fu destinato nel tempo a sito cimiteriale ed il Convento venne progressivamente abbandonato all’azione del tempo che compromise la sua fruizione fino al crollo parziale delle coperture. Il complesso conventuale era arricchito da notevoli opere de “l’arte monastica”. Nei primi anni ’90 azioni decise di cittadinanza attiva hanno avviato un processo di rivalutazione e recupero dell’insediamento cappuccino che ha consentito di “salvare e conservare” in altri edifici pubblici (in particolare nel Museo di arte sacra) buona parte delle opere lignee e altre produzioni artistiche che restano in attesa della loro ricollocazione nella originaria struttura a restauro ultimato.
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Segue scheda informativa a cura di Pina Oliveti e Mara Alessio.
Situata alla sommità del Monte Santa Croce e datata 1644, era la chiesa del Convento dei Frati Cappuccini. Il vecchio convento che sorgeva in località Cappuccini Vecchi fu distrutto dal terremoto nel 1638, così il Comune di Rogliano donò ai frati il terreno dove attualmente sorge il cimitero. Dopo molti anni di incuria e di abbandono la chiesa e l’annesso convento sono in restauro.
La facciata esterna è semplice, presenta un portale a fornice inquadrato, in tufo, da una cornice dal bordo scanalato, nelle lunette due figure di angeli in volo, con vesti modellate che ricadono sull’arco morbidamente, figure plastiche e finemente scolpite che richiamano l’originalità e la bravura degli Scalpellini Roglianesi.
L’interno a navata unica si apre con un arco a tutto sesto, decorato in stucco, dove era collocato lo splendido altare ligneo dedicato alla Madonna del Carmine e che oggi si trova nel Museo d’arte Sacra, al centro dell’altare era collocato lo splendido ciborio in legno intarsiato di madreperla, realizzato da Frà Lorenzo da Belmonte, ora visibile nel Museo d’Arte Sacra. L’altare ed il ciborio sono datati 1756 e sono opere realizzate dagli intagliatori della scuola di Rogliano.
Su un lato in una piccola cappella era situato l’altro altare ligneo dedicato a San Pasquale, firmato Niccolò Altomare A.D. 1731, firma visibile su una colonna dell’altare. Sul lato opposto una splendida tela “ La deposizione” a firma di Daniele de Rossi, datata 1699, il chiaro scuro e le figure modellate del dipinto, davano un senso di profondità alla parete e nello stesso tempo confluivano nell’animo del credente un profondo senso di rigore spirituale e misticismo. L’altare dedicato a Sant’Antonio di dimensioni più piccole, è pregevolissimo anch’esso in noce, ma qui le venature del legno sono piu marcate da alcune testimonianza sulla mensa c’era la statua del Santo , ora visibile nella chiesa di San Domenico, l’altare appartiene alla Bottega Roglianese , probabilmente vi lavorò lo stesso Nicolò Altomare. Gli altari restaurati a cura dell’Amministrazione Comunale e dalla Sovraintendenza alla Belle Arti della Calabria, grazie all’interessamento del Club degli Amici nel programma dell’associazione “i percorsi della memoria” a dimostrazione che quando i componenti di una collettività collaborano e danno senso alla loro appartenenza ad un territorio si ottengono grandi risultati, sono visibili nel Museo d’Arte Sacra a Rogliano. Le foto della chiesa risalenti agli anni settanta, sono fruibili al pubblico presso alcuni testi nella Casa delle Culture, a Rogliano.
La storia di questo Convento è particolare e suggestiva, da sempre la vita ascetica ha impressionato la fede e la spiritualità del popolo. Qui visse e morì in odor di santità Frate Antonio da Panettieri, figura leggendaria. Si racconta che dispensasse ricette guaritrici e miracolose, confessasse i fedeli in una sorta di “estasi magica” e chi aveva profondamente peccato, secondo i racconti, da quel momento cambiava nettamente e spiritualmente in meglio. Anche i Borboni incontrarono Frà Ntoni: Ferdinando II fu ospite del convento l’8 ottobre 1852 (vedi Un Santo per il popolo, Leonardo Falbo, Piano lago 2003, Progetto 2000 ), e pare che Fra Ntoni diede al re consigli sulla situazione politica.
Tutte le opere del convento dei cappuccini sono conservate nel Museo di Arte sacra a Rogliano, opere che abbiamo trattato nel precedente articolo sulla chiesa di San Giuseppe.